Tre giorni ricchi di iniziative a Genova. Abbiamo partecipato a due in particolare, che nonostante le diversità evidenziano tuttavia qualche punto in comune.
La Ciemmona (https://ciemmona25.vado.li/), “Critical Mass interplanetaria” con partecipazione abbondante anche da altri paesi, è cominciata già durante la settimana scorsa con l’allestimento del ciclo-campeggio al CSOA Pinelli.
Come ogni anno, migliaia di persone che scelgono di spostarsi in bici si ritrovano per questi tre giorni di potente riappropriazione degli spazi cittadini solitamente intasati da auto, traffico, smog e incidenti.
Difficile spiegare in poche parole cosa sia una Critical Mass: si potrebbe dire che è un piccolo esperimento libertario in movimento. Si pedala insieme (ma ci sono anche pattini, skate, qualcun* corre), aiutandosi nel caso di foratura e stanchezza, condividendo cibo, sudore e allegria. Proteggendosi a vicenda agli incroci e auto-gestendo ogni eccesso di frustrazione. Nessun* guida la massa, nessun* decide la strada, la responsabilità e la cura sono distribuiti su chiunque partecipi.
È un forte atto di rottura delle regole imposte, del “decoro” e della rigidità degli spazi urbani; è un’esplosione di fantasia, riappropriazione e leggerezza. È una festa ambulante, una dimostrazione di come potrebbero essere le nostre città se fossero pianificate per le persone e non per le automobili, se chi le governa decidesse di dare priorità alla socialità anziché alla produzione e al consumo di merci.
Lì dove fino a pochi minuti prima c’era lo stress delle persone costrette a spostarsi con l’auto privata, all’improvviso arriva musica, colori, bici di ogni tipo, persone di abilità, genere, classe, origine diversa che si ritrovano per fare massa critica e pedalare, per qualche ora, in sicurezza e compagnia. Per qualche giorno le strade tornano a essere delle persone, con non poco sbigottimento e impazienza di forze dell’ordine di vario tipo.
Purtroppo non mancano episodi di tensione con persone che si muovono in auto e moto, indicativi sia di una cultura machista e iraconda che ci portiamo dentro a prescindere dalla modalità scelta per spostarsi, sia della totale invisibilizzazione di chi usa mezzi di mobilità leggera: spieghiamo che alla fine quei 10 minuti persi ad aspettare il passaggio della Ciemmona sono come quando c’è traffico in automobile, con la differenza dello spettacolo offerto dalle migliaia di pattini, skate, bici a 1 piano, 2 piani, orizzontali, verticali, cargo, etc etc. Ma niente, nella mentalità autocentrica a cui siamo socializzat*, le bici non possono essere traffico. E quindi rabbia e aggressioni, anziché il quotidiano sbuffo stressato di quando si è imbottigliat* tra le auto.
Diversa la reazione dalle finestre e dalla gente in strada: risate, saluti, curiosità, foto e urla festose: alla fine, quando scendiamo dall’automobile è come se ri-acquistassimo tutt* un po’ di umanità.
La seconda iniziativa a cui abbiamo partecipato è stato il presidio, poi diventato corteo, organizzato dal collettivo autonomo dei lavoratori portuali di Genova (CALP).
Venerdì 7 giugno, infatti, i portuali di Marsiglia comunicano a quelli di Genova che una nave della compagnia navale israeliana ZIM è attraccata al porto per caricare 14 tonnellate di componenti per mitragliatrici destinate all’esercito israeliano. La reazione dei portuali francesi è stata decisa: rifiutandosi di caricare le armi, hanno impedito che le munizioni arrivassero a Genova. Hanno poi chiesto ai colleghi italiani di verificare che non fossero state inviate via terra per caricarle dal porto italiano durante lo scalo tecnico per il rifornimento di carburante e viveri.
Non è il primo blocco di navi cariche d’armi, e sembra che la collaborazione internazionalista tra portuali stia funzionando: la collaborazione nata dopo l’inizio del genocidio tra i gruppi francesi, greci, marocchini e turchi è uno di quei granelli di sabbia che può inceppare la macchina bellica. Ed il settore della logistica si rivela ancora una volta come un punto nevralgico per il capitale, dove l’impatto della diserzione dalle logiche belliche e la cooperazione internazionalista può fare più male.
Dopo un lungo presidio al Varco Etiopia, circa 200 persone hanno sfilato all’interno del porto, con canti, cori e interventi. La nave, visibile solo da lontano, è ben protetta dai carabinieri e DIGOS. I CALP spiegano di essersi mossi anche a livello istituzionale perché Genova smetta di essere uno scalo per tutte le guerre, ma le risposte ad oggi si limitano alle camionette.
Il filo rosso che unisce le due iniziative riguarda almeno 2 punti. La solidarietà con la popolazione palestinese e la possibilità di contrastare sabotare i flussi del capitale.
Infatti tra i colori della Critical Mass spiccavano le bandiere della Palestina e i cori di solidarietà.
Inoltre la logica della massa critica che rallenta la viabilità autocentrica progettata per la corsa alla produttività rimanda all’azione dei portuali che inceppano un ingranaggio nella grande macchina della guerra imperialista.
Un fine settimana che ha sicuramente ricaricato l’energia di chi ha partecipato, qualcosa di cui sentivamo bisogno in questi sempre più bui tempi di guerra e repressione.
Thymo & badabing